Pillole di teologia. È possibile una religione senza fede?

E cosa è una religione senza fede? Applicando l’interrogativo all’esperienza cristiana del cattolicesimo, “cosa sarebbe il cattolicesimo senza cristianesimo”? Concordo con il lettore: sto annoiando con quello che ormai denominiamo “cattolicesimo convenzionale”, una religione senza fede (una sorta di paradossale ateismo religioso) concretamente possibile addirittura nelle nostre comunità cristiane, nelle nostre parrocchie. In Luca, 18, 8 la provocazione di Gesù fu sorprendente: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà troverà la fede sulla terra?». La fede è quella nel Dio di Gesù: Dio-agape, solo e sempre amore. Si tratta di un Dio che non uccide e non comanda a nessun fedele di uccidere nel suo nome: not in my name (mai nel mio nome).

Snaturare questa fede in Dio amore, nella credenza proiettata su una “maschera di Dio”, che — per giustizia — applicherebbe la legge del taglione e, comunque, punirebbe anche con la morte o la malattia o il dolore come castigo per la malvagità umana, significherebbe non credere cristianamente. Anche se si entra nelle chiese cattoliche a pregare “quel Dio”, non si dovrebbe trovare alcun ascolto, per il semplice fatto che “quel Dio” non esiste: parola di Gesù di Nazareth. Potremmo allora comprendere l’aiuto che proviene dalla “bestemmia” di chi proclama la necessità della morte di Dio affinché l’uomo viva, perché magari ha fatto di Dio l’esperienza di un legame “asfissiante”, mortificante, o addirittura schiavizzante.


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