VERDI SPERANZE

Da L’Arena del 24/10/2019 – di ALESSANDRO DE PIETRO

Dalle giovanili alla prima squadra, passando dalla Primavera: i due veronesi intervistati dai bambini
Rovaglia e Bertagnoli, i baby che sognano di sfidare CR7
Pietro, nato a Castel d’ Azzano 18 anni fa, si prepara alla maturità e ama la filosofia. Massimo, vent’ anni spera di imitare il suo grande idolo: Sergio Pellissier
Pietro Rovaglia ha in testa la maturità scientifica. Indirizzo sportivo. E una predilezione per la filosofia. Socrate in primis: «So di non sapere, diceva lui. Tradotto: nel calcio non ho ancora fatto nulla».

Massimo Bertagnoli ha alle spalle freschi studi di aeronautica: «Dove mi vedo fra dieci anni? Al Chievo, magari in Serie A, ma soprattutto da uomo maturo». Tosti tutti e due. Veronesi. Rovaglia di Castel d’ Azzano, Bertagnoli di Lugo. Al Chievo dalla quarta elementare, l’ età dei bambini delle scuole di Trevenzuolo ed Erbè che ieri al Bentegodi li hanno inondati di domande prima di mettersi in fila per l’ autografo. «Mai firmati così tanti», ennesima prima volta di due che la strada maestra l’ hanno appena imboccata. Rovaglia quest’ estate al rito di iniziazione nel sacro ritiro non s’ è sottratto.

Canzone a piacere. Lui ha scelto «Io vagabondo», Bertagnoli invece se n’ è stato in silenzio. Coraggioso. Nel suo cassetto anche i pantaloncini di Pellissier e la maglietta di Frey, conquistate dopo due delle tante partite giocate da raccattapalle.

«Essere per certi versi uno di loro adesso è bellissimo, come aver firmato il primo contratto da professionista. Tutti pensano che in questi passaggi sia tutto solo positivo, invece è come cominciare a diventare grandi proprio perché inizi ad avvertire il peso della responsabilità», l’ animo di Bertagnoli, del Chievo almeno fino al 2024, nove gol l’ anno scorso con la Primavera, mezzala più che terzino dove Marcolini l’ ha adattato quest’ estate. Anche Rovaglia ha la testa sulle spalle.

«È stato il coronamento di un percorso iniziato tanto tempo fa. Con rinunce e sacrifici. Una volta, da piccolino, i palloni al massimo li lanciavo ai giocatori per le rimesse laterali. Adesso in campo ci sono anche io. Impensabile ipotizzare di poterci arrivare all’ epoca. Vuol dire che la società crede in me, fiducia che voglio in tutti i modi ripagare», il manifesto di Rovaglia, legato fino al 2023, anche nazionale Under 21 con tanto di gol al debutto contro la Slovenia. Avanti così.

DURA PALESTRA. Bertagnoli è uno tutto sudore e fatica, senza compromessi. «Mi sento un mix fra Castro e Hetemaj, fra qualità e aggressività. Anche se il mio idolo è sempre stato Pellissier. Lui d’ altronde è il Chievo. So di essere solo ai primi passi, di dover ancora migliorare tanto. Esattamente quel che mi dice mister Marcolini. D’ accordo la corsa, ora nel bagaglio vorrei metterci anche dell’ altro», lo spartito immancabile per ogni giovane che non può fermarci al presente. Rovaglia adora Ibrahimovic. «Mi piacerebbe segnare col colpo dello scorpione, come il suo gol al Bologna. A volte, con le debite proporzioni, qualcosa di particolare provo anch’ io. Prima o poi ci riuscirò», lo sfizio di Rovaglia, a Veronello preso in custodia soprattutto da Rodriguez. Ma non solo. «Mi dà consigli soprattutto su come muovermi e come smarcarmi. Dice sempre che devo liberarmi del difensore in maniera più decisa in modo tale da avercelo il più lontano possibile quando ricevo palla.

Chi mi bacchetta spesso invece è Cesar, mi spiega il modo migliore per difendere bene.

Uno stimolo in più per crescere», la promessa di Rovaglia, diciott’ anni compiuti il 26 febbraio e già tanti gol alle spalle nelle giovanili, Primavera compresa.

FUTURO E SOGNI. Bertagnoli si tiene ancora dentro il fermo immagine dell’ esordio del compagno. «Mi stavo scaldando. Quando Marcolini ha detto “Pietro, vieni che entri” è stata una grande soddisfazione per chi come me ogni giorno vede tutto l’ impegno che ci mette», la carezza di Bertagnoli, prima di tuffarsi verso il Cosenza e poi il Crotone, lo Spezia e il Frosinone.

«Potrebbe essere il momento giusto per un bel salto. Il gruppo sta crescendo, le vittorie stanno arrivando e non a caso. Dietro c’ è davvero un duro lavoro. E con questa base si può raggiungere qualunque risultato», lo sguardo in avanti di Bertagnoli, vent’ anni, titolare nelle prime due con Perugia ed Empoli quando Dickmann non c’ era. Dopo aver rotto il ghiaccio Rovaglia non vuol più fermarsi.

«Vorrei ancora più minuti, più occasioni. Ho ascoltato il mister, ora che non c’ è Djordjevic sono la terza punta. Mi sento ancora più responsabilizzato. Quando mi ha messo in campo», conclude Rovaglia, «mi ha raccomandato di star tranquillo. I miei genitori hanno visto la partita a casa, insieme ai miei nonni.

Quando sono tornato mi hanno abbracciato, commossi.

Merito loro se ora ho l’ opportunità di diventare un calciatore. E di segnare un giorno in Serie A. Il mio sogno»

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