Se una comunità ha a cuore i suoi bambini, deve proteggere i suoi genitori

I numeri indicano che il maltrattamento all’infanzia è diffuso, ancora sommerso e poco affrontato: la preoccupazione di attivare un intervento inappropriato può condurre a minimizzare e alla negazione del diritto di ciascun bambino a vivere in un contesto responsivo. Occorre investire in azioni a supporto delle genitorialità vulnerabili

Non è scontato e non è facile intervenire lì dove vi è una preoccupazione che un bambino viva un malessere. E non è standardizzabile la tutela, ossia quel campo di azioni attraverso le quali si interviene nelle relazioni familiari. A volte il lavoro dei servizi sociali viene visto semplicemente come la longa manus dell’Autorità Giudiziaria, altre volte come esercizio di un potere altamente discrezionale. Raramente si comprende quanto il lavoro di protezione nasca da una pluralità di interventi e si realizzi in una relazione unica e speciale che si misura con quanto le norme, le ricerche, la casistica e l’incontro insegnano. Nonostante le convenzioni internazionali e le leggi del nostro Paese affermino e declinino il superiore interesse del bambino, renderlo esigibile nella quotidianità richiede un’attenzione culturale ed un’operatività che mettono in discussione quelle che sono considerate prerogative assolute del mondo adulto.


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